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IL TEATRO NELLA VITA DELL'UOMO


05-03-2014 19:48:01
IL TEATRO NELLA VITA DELL’UOMO.  - cap. 1
“Riflessioni e analisi  sul teatro e sull’uomo” di un regista sconosciuto che
ama l’arte ed il pubblico.
 
La parola “Teatro” significa rappresentazione.
Abbiamo parlato, nel numero uno di questa rubrica, dei bambini e dei loro giochi.
I giochi sono recitazione. Quindi nella loro fantasia si improvvisano attori, registi,
doppiatori, ecc. ecc.
Il senso del teatro è innato negli uomini.
Il teatro vero e proprio è nato circa 2500 anni fa. Ma, come già abbiamo ribadito,
già nella preistoria gli uomini “primitivi” facevano teatro. Si riunivano intorno ai fuochi 
e  narravano, gesticolando e mimando, le vicende occorse a loro stessi oppure ad altri.

Un giorno ad uno di essi venne l’idea di “travestirsi” ed indossare un costume ed una
maschera. Lo ha fatto per imitare il personaggio del racconto o per scacciare
gli spiriti, le sue paure e le sue ansie. Comunque sia, sta di fatto, che iniziarono
a costruire le prime scene e dialoghi. Ad uno si aggiunse un altro, ed un altro ancora,
fino a formare un piccolo gruppo. Era nata anche la prima compagnia teatrale.
Non è divertente?
Proviamo a descrivere come una scena teatrale questo evento. Sarà molto divertente
sia per voi leggerla che per me sceneggiarla.

Desidero premettere, per correttezza storica, che i popoli primitivi facevano queste
“rappresentazioni” in occasione di eventi importanti per la tribù: la partenza per la caccia,
il raccolto, le nozze, la sepoltura dei loro morti, eventi religiosi, ecc. ecc.

Ancor più, indossavano maschere, che rappresentavano le loro divinità, per ingraziarsi
gli dei.
Ma, immaginiamo, per un momento, di dover portare in una logica teatrale, ciò
che questi popoli rappresentavano rozzamente, senza un copione scritto o studiato
a tavolino, ma solo in modo istintivo ed emozionale.

Notate che ci ricolleghiamo di nuovo e sempre all’emozione?
Dunque, proviamo a prepare un copione-promemoria per questi “attori primitivi”.

Una sera d’estate, in una tribù o clan della preistoria, si verifica un fatto clamoroso.
Un leone si avvicina eccessivamente nei pressi del luogo ove sono situate le capanne
degli indigeni.
Il ruggito possente del leone incute paura e chiunque lo sente scappa
in preda al panico.
Ogni uomo si sente raggelare il sangue nelle vene.
I guerrieri della tribù tentano di fermare il leone. Ma il loro tentativo è vano. Essi restano
feriti o uccisi nella lotta. Ad un certo punto, il leone sembra essere il padrone assoluto
del campo.

Entra in scena un ragazzo. E’ il figlio  dello  sciamano. Si avvicina al leone e lo guarda
fisso negli occhi.  Il leone emette un ruggito che fa accapponare la pelle. Il ragazzo resta
immobile di fronte al leone. Continua a guardarlo negli occhi.
Il leone percepisce la forza del ragazzo ed abbandona il villaggio. Tutti gli abitanti,
che erano  rimasti paralizzati ad osservare la scena, si avvicinano al ragazzo acclamandolo
come un eroe. Uno di essi chiede al giovane eroe: “Hai avuto un grande coraggio ad
affrontare il leone il quel modo!”. 
Il ragazzo risponde: “La paura mi ha paralizzato e non riuscivo più a muovere le gambe.
Sono rimasto impietrito. Allora ho pensato di avere uno sguardo deciso." 

La storia del ragazzo coraggioso si è poi tramandata da popolo in popolo, proprio
mettendolo in scena, la sera, nei villaggi, vicino al fuoco.
Così nacque il dramma a lieto fine. E per giunta, se ci riflettete, con una morale.
Raccontare questo evento non avrebbe avuto un grosso coinvolgimento negli
ascoltatori se non si fossero poi creati i rumori della scena, i costumi, gli attori
che rappresentassero i vari personaggi, leone compreso.
Con i tamburi i guerrieri creavano  “suspense”.

Vi ho dimostrato che un evento qualsiasi ben rappresentato crea emozione.
Il Teatro è questo. La meravigliosa magia della parola che diventa azione.
Il pensiero diventa immagine e quasi come un gioco telepatico si trasmette alla
“mente” del pubblico.
 

.............segue..............
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